Le spezie in Miscelazione – Bacche di Ginepro
Il ginepro è un arbusto sempreverde della famiglia delle Cupressaceae, diffuso nelle zone fredde-temperate di Asia, Europa e Nord America, oltre i 2500 m di altezza s.l.m.
Le piante femminili, dalle caratteristiche foglie aghiformi e pungenti, sviluppano fiori a tre squame che diventano galbuli, chiamati volgarmente bacche, inizialmente verdi, poi blu-viola.
Le bacche di ginepro – che costituiscono la spezia – sono ricche di olio essenziale e flavonoidi e conferiscono pertanto il caratteristico aroma intenso e balsamico.
Storia
Il ginepro ha una storia lunghissima, che affonda le sue radici già ai tempi degli Antichi Egizi. Qui, la spezia veniva impiegata per creare un incenso molto popolare, insieme ad altre droghe.
Facciamo un salto in avanti e arriviamo ai tempi dei Greci e Romani, che utilizzavano il ginepro per vari scopi: per purificare l’aria, bruciando bacche e rami; in gastronomia (al posto del pepe); per purificare lo stomaco, grazie alle sua azioni stomatiche e digestive; per dare forza agli atleti.
Durante il Rinascimento, si iniziò a utilizzare il ginepro come antidoto contro i morsi di serpente, contro la rabbia e addirittura contro la peste.
Infine, nel 1500 divennero note le capacità inebrianti del ginepro distillato, e circa un secolo dopo si passò all’utilizzo delle bacche per la preparazione del gin.
Proprietà del Ginepro
Il ginepro ha numerose proprietà benefiche:
- è ricco di vitamina C
- ha proprietà stomatiche che favoriscono la digestione
- ha proprietà antiossidanti, in grado di contrastare l’invecchiamento cellulare
- è un ottimo rimedio naturale contro la tosse, grazie alle sue proprietà decongestionanti
- ha proprietà diuretiche
- utilizzato a livello cutaneo, è utile per combattere acne, dolori articolari e muscolari e cellulite.
Le Bacche di Ginepro in Miscelazione
Miscelare le bacche di ginepro è alquanto particolare, ma oggi vogliamo darvi qualche idea molto smart per non utilizzare le bacche in un semplice gin tonic come aromatizzazione per assonanza dell’elemento ginepro.
Oggi parliamo del gin tonic analcolico, una bevanda che magari potrebbe far drizzare i capelli a qualche barman, ma in realtà estremamente vincente perché dà la possibilità anche a chi non ama bere alcool (o non può) di percepire l’esperienza del gin tonic.
Come realizzare un gin tonic analcolico
Per preparare il gin tonic analcolico è essenziale l’utilizzo di uno sciroppo di gin tonic, quindi di uno sciroppo aromatizzato complesso che oltre a prevedere le bacche di ginepro comprende una semi di elementi aromatizzanti che noi definiamo di recupero, perché spesso li possiamo ricavare dai resti di alcune lavorazioni (NB: non stiamo parlando di riciclare prodotti, ma di no waste, quindi valorizzare al massimo tutti gli ingredienti che fanno parte della linea di lavoro).
Per fare uno sciroppo al gin tonic abbiamo quindi bisogno di elementi di recupero. Alcuni esempi: foglie secche di menta, di erbe aromatiche come il rosmarino, scorze di agrumi come arancio, lime, limone, pompelmo rosa, accuratamente essiccati per fissarne meglio i sapori e ovviamente bacche di ginepro. Queste ultime potrebbero essere sostituite da un olio essenziale di ginepro (bastano poche gocce per aromatizzare uno sciroppo).
Per procedere alla realizzazione di un perfetto sciroppo, bisognerà procedere con la realizzazione di un’acqua profumata agli aromi di gin tonic: dovremo inserire in infusione le bacche di ginepro per 10 min a 80 gradi e poi, man mano che il tempo scorre, in corrispondenza dei 5 e 3 minuti, andremo a inserire le scorze e gli elementi più leggeri o delicati della nostra aromatizzazione.
Una volta filtrata la nostra acqua profumata, dovremo procedere con la creazione dello sciroppo inserendo lo zucchero (clicca qui per leggere l’articolo dedicato allo sciroppo di zucchero).
Una volta imbottigliato lo sciroppo, ne useremo un’oncia in un bicchiere da gin tonic e completeremo con un’acqua tonica a piacere: il risultato sarà un’esperienza simile al gin tonic, ma che soddisfa i palati più delicati.
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