Cocktail Tour: ancora Londra!
Londra. Nel mio personalissimo cocktail tour entro in un locale alla moda, consigliatomi per la qualità dei drink proposti. L’accoglienza è impeccabile, un uomo con il leggio alla porta mi accoglie con la tipica “cordialità” inglese, mi chiede se ho prenotato (non lo avevo fatto) e mi affida ad un cameriere che mi conduce al bancone, dove ho chiesto di essere portato in quanto adoro vedere il barman mentre opera. Rimango piacevolmente colpito dal set up della sua postazione , non mancava veramente nulla: shaker di ogni tipo, mixing glass giapponesi e classici, galloni e decanter, stirer dalle mille forme, innumerevoli ampolle per bitter ovviamente home made; il back bar mi ricordava quasi quello di una farmacia, estremamente fornito di bottiglie, ma anche ricco di contenitori pieni di spezie di ogni tipo.
Entro in possesso del menu, estremamente semplice a vedersi: un’introduzione e quattro pagine nelle quali vengono elencate ricette estremamente originali, suddivise non per distillato o per classificazione standard (analcolici, alcolici, cocktails o long drink) quanto per periodo di appartenenza: pre proibizionismo, post proibizionismo, dopo guerra e barman suggestion. Io vado contro ogni mio principio e scelgo un drink a base di distillati “super premium“, per togliermi la curiosità. La mia compagna ha chiesto al bartender (o mixologist, altrimente si offende…) se fosse possibile avere un vodka sour , nonostante fosse fuori menu. Il bartender , inizialmente restio, acconsente e inizia un procedimento strano, ma curioso. Pone sul top bar una coppa molto elegante, apre il suo “3 pezzi“ e… accende una piccola griglia elettrica! Rimango incuriosito e lo osservo con molta attenzione: taglia un limone a metà, e taglia la metà a sua volta in 4 parti; dopodiché ripone questi 4 spicchi sulla griglia preriscaldata e inizia a cucinarli. Mentre con le sue gigantesche pinze da chef si preoccupa di girare di tanto in tanto gli spicchi, inizia a costruire il drink: pone nello shaker, senza ghiaccio, vodka e zucchero, poi quando il limone è giunto “a cottura“ lo ripone assieme agli ingredienti e inizia la sua tecnica muddle . Devo dire che mentre eseguiva il drink gli aromi e i profumi sprigionati dall’operazione di cottura del limone erano veramente intensi e quando lo abbiamo gustato abbiamo avuto piacevolissime sensazioni.