Visto da vicino: la Vodka | Accademia del bar

Visto da vicino: la Vodka

Visto da vicino: la Vodka

La vodka è un distillato di cereali (ottenuto anche da barbabietola o melassa, fecola e polpa di patate) che si ottiene dalla fermentazione, distillazione e filtrazione di un mosto zuccherino. Le distillazioni devono essere almeno 3 e la filtrazione può avvenire attraverso diversi materiali (farine fossili, polveri di diamante, ecc…).

Dalla prima distillazione si ottiene la BRANTOWKA (15°), dalla seconda la PROSTKA (30°) e dalla terza l’OKOVITA (70°).

La Russia e la Polonia sono i paesi che si contendono la paternità di questo distillato il cui nome ha origine dalla parola WODA o VODA  che letteralmente significa acquetta, a significare, come nel caso dell’acquavite italiana, una bevanda ad aspetto limpido e trasparente come l’acqua.

Sembra però che la paternità spetti alla Polonia, dove già nel sedicesimo secolo erano registrate oltre 65 distillerie nella zona di Danzika, ma altre ve ne erano a Cracovia e Poznam, oltre a quelle clandestine. In queste zone, dove per le condizioni climatiche sarebbe stato impossibile avere i prodotti per produrre il vino, nasce la Gorzalka (dal polacco :bruciare), poi diventata provocatoriamente vodka, un ‘acquavite che ha il primario obiettivo di riscaldare le persone dal clima rigido delle zone.

In Russia, invece, già nel ‘600 ci furono delle regolamentazioni in merito alla produzione della vodka e si arrivò presto alla concessione per i proprietari terrieri di detenere un alambicco per la produzione ed il consumo privato di questa bevanda.

Oggi in Polonia ed in Russia sono migliaia le distillerie, come in quasi tutto l’est europeo, dove, per tradizioni rimandate di padre in figlio o di madre in figlia… ci sono ottimi consumatori.

Nell’Europa occidentale ed in America il consumo risale agli anni ’50  nel primo dopoguerra. Questo distillato prese piede soprattutto in America, fino ad arrivare nel 1975 a superare il bourbon (il distillato americano di maggior consumo per tradizione) nella scala dei consumi.

Un piccolo aneddoto: nel decimo secolo, il grande principe di Kiev, oggi Ukraina, decise che il suo popolo avrebbe dovuto convertirsi dal paganesimo ad una religione monoteista del sud; iniziò quindi a colloquiare con le varie dottrine per acquisire informazioni. Per primi arrivarono gli ebrei, che non ebbero vita facile, dato che il principe notò che non erano possessori di alcun territorio, e vennero scartati. Arrivarono poi i mussulmani: il principe rimase meravigliato dalla loro dottrina e dal successo dell’Islam come forza politica e militare, ma fu costretto ad eliminare anche questa dottrina in quanto proibiva l’alcool. Fu poi il momento dei cristiani, che non convinsero tanto il principe per la propria dottrina , quanto dicendogli che ad un buon cristiano era consentito bere vino e che addirittura il vino lo si beveva nelle funzioni religiose. Ecco come il cristianesimo è entrato nell’Europa dell’est!

Questo a testimonianza di quanto le popolazioni dell’est in generale prendessero in seria considerazione l’importanza delle bevande alcoliche in generale. Le temperature bassissime creavano l’esigenza di avere bevande che oltre all’oblio avessero anche “proprietà termiche”, e il vino e la birra , di tenore alcolico relativamente basso, potevano ghiacciare durante i trasporti, infatti inizialmente, con i primi processi distillatori, i primi tentativi si fecero con la birra e l’idromele, fino ad arrivare ai primi distillati di cereali, già chiamati vodka per la loro trasparenza che richiamava l’acqua, che avevano inizialmente scopi medicinali. In seguito, con i miglioramenti delle tecniche distillatorie, la parola vodka fu adottata anche per tutte le bevande alcoliche.

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